Chi è Iaia Mandolino? Raccontaci brevemente chi sei, i tuoi pregi e difetti.

Sono una tizia del millennio scorso, ma anche di questo; avrei voluto nascere anche solo 20 anni più tardi, durante l’esplosione dell’informatica, per poter diventare una hacker! Due cose invidio alle nuove generazioni: essere cresciute con il boom dell’informatica, e aver letto da piccole Harry Potter. Io l’ho letto da adulta, tutti i libri, e sono una fan, ma come mi sarebbe piaciuto leggerlo da bambina!

Difetti? Io? Aspetta che chiedo a mio marito…

Pregi: sono curiosa, ho ancora voglia di imparare e di fare cose nuove.

Due delle tue grandi passioni sono il cinema e il teatro. Quanto condizionano il tuo modo di scrivere?

Il cinema mi condiziona, il teatro no. In realtà è il fatto di essere lettrice fin da piccola ad aver condizionato il mio modo di scrivere. Da quando ho imparato a leggere, non ho più tolto il naso dai libri, e adesso che non ho più spazio sugli scaffali mi son comprata un lettore ebook e un tablet, così posso leggere di notte e di giorno.

“Crazy for rock’n’roll” è un testo che parla di musica a 360°. Raccontacelo brevemente.

Parla di un gruppo di amici, musicisti geniali e strampalati, e di una persona che li racconta, una persona che non ha mai saputo trovare il canale per uscire dal proprio isolamento sentimentale.

Parla di un’epoca: lo sbarco sulla Luna, i carrarmati sovietici a Praga, l’uccisione di Bob Kennedy, il primo Gay Pride, la domenica di sangue di Londonderry.

Parla di musica come ne parla un non tecnico. Mia madre era pianista, la musica la ascolto fin da piccola però non so suonare (mia figlia ancora in grembo era costretta all’ascolto di Iggy Pop, non proprio musica per feti!), per cui i miei commenti derivano dall’ascolto e dal paesaggio immaginario che la musica crea nella mia mente; ma il vero ispiratore è stato Thomas Mann, il Doktor Faustus. L’ho letto innumerevoli volte da adolescente, perché mi affascina il modo in cui parla di musica. Anzi, ora che mi ci fate pensare: lo devo rileggere!

Inoltre, Crazy for rock’n’roll parla di un delitto irrisolto di cui, senza assolute certezze, si trova il colpevole solo dopo moltissimi anni, e il lettore pian piano è portato a risolvere il mistero.

Vivi sui colli bolognesi con la tua famiglia, lavori alla Ausl di Bologna. Come ti è venuta l’ispirazione di concepire nei minimi dettagli la storia di una rock band e dei singoli personaggi così ben caratterizzati? Quanta passione per la musica c’è in te? O una segreta voglia di evasione, anticonformismo e fama? Avresti voluto essere una rock star?

Brisa dimondi, come diciamo noi a Bologna, cioè mica tanto: troppa movida, io devo avere i miei spazi di solitudine, relax e avere tempo per i miei interessi, ed è sempre stato così. Tra l’altro il mio lavoro mi piace, mi consente un’autonomia a grandissimo raggio ed è un lavoro di risultato. “Non conforme” io lo sono da un bel po’, ma senza chiasso. La musica? Va e viene, ed è sempre diversa: oggi i vecchi oldies americani, domani un po’ di ragtime, la classica, il vecchio rock, il nuovo rock, i cantautori, a volte invece il silenzio. Serve pure quello.

Questo testo è la storia, emozionante, cruda e realistica, della realizzazione di un sogno, del concretizzarsi di una passione, del raggiungimento del successo e della fama; ma anche del decadimento morale e della rovina che a ciò può conseguire… Quale è il messaggio che vuoi dare ai giovani che leggeranno il tuo libro e che, nella loro vita, idealizzano e si augurano di imitare gli “Holy Bones” della nostra epoca?

Non è il successo che porta gli Holy Bones alla rovina: nascono già fuori dai binari, persino Philip, che avrebbe voluto essere un bancario! Il messaggio si può forse riassumere nella frase dell’intervista di Adrian, che dice: “Io dico ai miei coetanei, pensate con la testa vostra anche se di c…, e soprattutto fate le vostre esperienze e non lasciatevi dire come stanno le cose, sperimentatele da voi”. Io dico ciò ai miei coetanei, che hanno vissuto anni in cui la mente si apriva a mille possibilità, e che sono tornati nei ranghi rassicuranti del perbenismo o si sono rifugiati, come Hector, in una sterile incomprensione del mondo che lo circonda. Nel mio libro niente è come ci si aspetta che sia: chi è gay è anche un seduttore di donne, chi è tossico non è condannato dalla droga, persino chi è schizofrenico lo è in un modo “diverso” che farebbe arrabbiare qualsiasi psichiatra. E giustizia non è fatta.

Da accanita lettrice perché consiglieresti “Crazy for rock’n’roll”.

Perché mi sono divertita a scriverlo e credo che i lettori si divertiranno a leggerlo, pur non essendo patiti di gialli o di rock; perché e un romanzo documentato, non m’invento niente, nemmeno il primo concerto degli Yes, per dirne una. Perché credo vi si annusi il sapore della Londra e del rock di quel periodo com’era nel nostro immaginario. Per cercare di indovinare l’assassino.